20 morti e 80 feriti. Questo il bilancio della tragedia avvenuta presso la stazione di San Lazzaro di Savena  in provincia di Bologna.

Siamo nel 1915 ed è la notte del 27 dicembre. Una fitta nebbia avvolge come un manto la pianura infreddolita dalla morsa del gelido inverno.  Al Casello 7 di San Lazzaro l’oscurità è interrotta da una densa coltre nebbiosa. Il casellante decide di utilizzare i petardi al posto delle consuete luci come segnale ai treni di passaggio.

Un silenzio ovattato lascia presagire l’ineluttabile fatalità.  

E’ quasi mezzanotte nel convoglio a vapore che procede la sua corsa verso Bologna. E’ partito da Ancona carico di speranze, sogni, vita. C’è il piccolo Nicola che dorme appoggiato al grembo del papà Luigi.  Luigi ha lo sguardo fisso oltre il finestrino; accarezza dolcemente i morbidi capelli del suo bambino, oggi così emozionato per essere finalmente salito su un treno! A volte gli sembra un ometto ma ha solo 8 anni.

Qualche sedile più avanti c’è Cesare. Non riesce a chiudere occhio. Picchietta nervosamente le dita sul sedile di pelle bordeaux continuando ad accendere una sigaretta dopo l’altra. Il porta sigarette di ferro sotto al finestrino trabocca di mozziconi. L’odore di tabacco ha impregnato il vagone e a nulla è servito abbassare il finestrino se non a fare volare la cenere ovunque. Cesare pensa al bestiame lasciato nel piccolo allevamento di Osimo, l’indomani deve assolutamente chiudere una trattativa per piazzare i suoi cavalli migliori. Se l’affare andrà a buon fine promette a se stesso che smetterà di fumare.

Di altro umore sono Domenico, Alfonso, Giuseppe e Salvatore, giovani uomini allegri e loquaci. Impazienti di giungere a destinazione per riabbracciare i propri cari: sono soldati. Fanti, marinai e bersaglieri. Due di loro si sono messi a parlare e gli altri, sentiti casualmente i discorsi, hanno colto l’occasione per sedersi vicino ai “colleghi”. Un viaggio piacevole tra un goccetto di cognàc per scaldarsi il corpo e le foto di famiglia per scaldare il cuore dagli orrori della guerra. Sono in congedo natalizio anche se il Natale è ormai passato. Ma di questi tempi non ci si lagna, piuttosto si ringrazia di essere vivi e in salute.

In un altro vagone un profumo di arance inebria l’aria. Un gruppo di uomini  ha improvvisato una cena condividendo i propri viveri: panini al formaggio, salume e arance.  Sono soldati che rientrano al fronte dopo la licenza natalizia.

Nel frattempo,  al Casello 7 di San Lazzaro, un treno merci sosta sui binari.

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Il disastro

All’impovviso un boato. Per uno sfortunato insieme di fattori si consuma la tragedia. Il treno passeggeri si scontra con un treno merci in sosta al casello di San Lazzaro. Ecco come il Resto del Carlino descrive lo scenario raccapricciante durante i soccorsi:

“La locomotiva e il tender del treno investitore erano fuori dalle rotaie, affondati per oltre 40 centimetri nel terriccio e nella ghiaia; subito dopo un carromerci carico di pacchi postali, una vettura postale ambulante, un carro bagaglie due vetture di terza classe si ammassavano in un blocco informe e mostruoso di rottami e di scheletri. Nel cozzo immane, le pareti di legno si erano frantumate; le culatte si erano addossate e contorte l’una sopra l’altra; mille congegni di ferro si erano incastrati e avvinghiati come per uno spasimo di follia e di terrore. Più oltre, una vettura di seconda classe ed un’altra vettura di terza, pure gravemente danneggiate, si sporgevano fuori del binario, sul ciglio della via, come a cercare una più sicura stabilità. Dall’altro lato della linea, giacevano riversi e letteralmente schiacciati i quattro ultimi vagoni del treno merci, che dovettero subire l’urto formidabile del treno investitore. E ovunque, all’interno, sportelli scardinati e chiazzati di orribili macchie disangue; schegge di sedili, volte di vagoni, spranghe di ferro, frantumi di macchine, cuscini, sacchi, valigie, miseri involti e miseri avanzi di cibarie e di corredo: berretti, scarpe, arance, pezzi di formaggio, di salumi, tozzi di pane; e ancora, dappertutto, sangue sparso a chiazze, per terra, sgocciolante dalle volte e daipredellini delle vetture. Una visione raccapricciante di tragedia e di desolazione.

In mezzo a questo campo di spaventose rovine, l’opera di soccorso non ebbe tregua un minuto: seguitò febbrilmente per tutta la notte, fino al mattino, fino al pomeriggio di ieri. Al lume delle torce, su quel terreno umidiccio e vischioso, in mezzo alla nebbia sempre più fitta ed oscura, si dovettero rimuovere, ad uno ad uno, con cautela, tutti gli ostacoli che maggiormente impedivanol’ansiosa ricerca sotto alle rovine. Le automobili di pronto soccorso furono oc-cupate, fin verso l’alba, al trasporto dei feriti. I poveri morti – alcuni dei quali in condizioni orribili di mutilazione, e del tutto irriconoscibili – vennero adagiati in lunga fila a lato dei binari, su barelle improvvisate.”¹

I Funerali

Quattro giorni dopo i funerali. Officiati il 30 dicembre a San Lazzaro e a Bologna in presenza delle autorità. Il corteo funebre raccolse grande partecipazione da parte della cittadinanza e dei rappresentanti delle forze armate.

Esattamente a 103 anni di distanza, ho deciso di ricordare le vittime, la cui vita si è spezzata per una tragica fatalità, ripercorrendo gli ultimi istanti dei loro pensieri, gesti, sogni. Persone che hanno concluso per sempre il proprio viaggio alla stazione di San Lazzaro di Savena.

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¹Resto del Carlino mercoledì 29 dicembre 1915, p. 3. “Fra le macerie dei treni devastatinel disastro di S. Lazzaro di Savena. La tragica entità del sinistro. – i morti – i feriti – i danni –Episodi raccapriccianti

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Chi sono:

Elisa Barbari, candidata al Consiglio Comunale di San Lazzaro. Il mio impegno è per la valorizzazione della cultura e del territorio. Sostengo Isabella Conti Sindaco, lista civica “Il Futuro Oggi”.