Correva l’anno 1563. Gli ortaggi venduti nei banchetti del mercato in piazza Maggiore facevano tappa fissa alla fontana del Nettuno per essere lavati. Non solo, pare che i bolognesi ci lavassero persino la propria biancheria!
Bisognava fare qualcosa!
Ed ecco che per contrastare l’utilizzo improprio della fontana monumentale, Pio IV ordina a Tommaso Laureti di costruirne un’altra: la “Fontana Vecchia“, un tempo chiamata “la fontana della gabella vecchia“.
“Gabella” era il termine usato per le imposte indirette sugli scambi e sui consumi di merci. Non a caso la fontana è addossata alla parete del palazzo comunale che anticamente ospitava gli uffici doganali.
La fontana del popolo
La fontana vecchia divenne un punto di reperimento e rifornimento pubblico d’acqua frequentatissimo dai cittadini bolognesi. Potremmo definirla una fontana del popolo anche perchè, al contrario dei numerosi divieti e restrizioni legati alla fontana del Nettuno, qui si richiedeva solamente di non inquinare l’acqua e mantenerla quindi fruibile. Per consentire agevolmente l’accesso si dispose di costellarne il perimetro con dei fittoni, sostituiti in seguito da una cancellata.

La “fontana vecchia” -Foto Museo Civico del Risorgimento-
Foto copertina: Elisabetta Bignami
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